AUROBINDO YOGA SADHANA
Aprile 2025
AUROBINDO YOGA SADHANA
Aprile 2025
6 Aprile 2025
Oggi si celebra la nascita di Rama, l'eroe cantato nell'epica indiana Ramayana. Rama viene considerato il settimo avatara del Dio Vishnu.
Nell'immagine, Rama è con Lakshmana, suo fratello, con Sita, sua moglie, e con Hanuman, il re delle scimmie, grande devoto di Rama. Hanuman, con il suo esercito di scimmie, aiutò Rama a recuperare Sita, che era stata rapita, mentre si trovava in esilio col consorte e il cognato in una foresta, dal demone Ravana e imprigionata nel suo palazzo.
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Un Avatara non è affatto tenuto a essere un profeta spirituale, di fatto non è mai semplicemente un profeta, è qualcuno che realizza, [...] che stabilisce qualcosa di essenziale e di radicale necessario per l’evoluzione terrestre, che è l’evoluzione dello spirito incarnato, attraverso degli stadi successivi, verso il Divino.
Non era il compito di Rama quello di stabilire lo stadio spirituale di questa evoluzione – e difatti non se ne preoccupò minimamente.
Il suo compito era quello di distruggere Ravana [un demone del tipo Rakshasa] e di stabilire il Ramarajya – in altre parole di fissare per il futuro la possibilità dell'ordinamento tipico dell’essere umano civilizzato sattwico, che governa la propria vita mediante la ragione, le emozioni più pure, la moralità o perlomeno degli ideali morali, come la verità, l’obbedienza, la cooperazione e l’armonia, il senso dello humour, il senso dell’ordine familiare e sociale, e di stabilire tutto ciò in un mondo ancora occupato dalle forze anarchiche, la Mente Animale e i poteri dell’Ego vitale, che fanno della propria soddisfazione la regola di vita, in altre parole del Vanara e del Rakshasa [una classe di demoni o forze ostili].
Questo è il significato di Rama e del suo operato. […] Il suo compito non consisteva nell'essere necessariamente l’Uomo perfetto, ma di essere un uomo sattwico ampiamente rappresentativo, un marito amorevole e fedele, un figlio amorevole e obbediente, un fratello, un padre, un amico affettuoso e ideale – egli è amico di ogni tipo di persone, del fuoricasta Guhaka, amico di Sugriva e Hanuman, i leader animali, amico dell’avvoltoio Jatayu, persino amico del Rakshasa Vibhisan.
Ma, più di ogni altra cosa, il suo compito era stabilire quegli elementi da cui dipende l’ideale sociale e il suo mantenimento: la verità e l’onore, il senso del Dharma, il senso civico e il senso dell’ordine sociale.
Al primo di essi, alla verità e all’onore, persino di più che al suo amore e alla sua obbedienza filiali al padre, egli sacrificò i suoi diritti personali (in quanto prescelto dal Re e dall’Assemblea) e quattordici anni della sua vita, andando in esilio nella foresta.
Al suo senso civico e al suo senso dell’ordine sociale (la virtù civica per eccellenza agli occhi degli antichi Indiani, Greci e Romani, perché a quei tempi il mantenimento di una società regolamentata, e non uno sviluppo e una soddisfazione indipendenti dell’individuo, era la necessità pressante dell’evoluzione umana) egli sacrificò la propria felicità e la propria vita familiare e la felicità di Sita.
In questo egli era in accordo col senso morale delle razze antiche, benché in disaccordo con la più tarda moralità romantica sentimentale e individualista dell’uomo moderno, che può permettersi questa moralità meno severa proprio perché gli antichi sacrificarono l’individuo per assicurare al mondo lo spirito dell’ordine sociale.
Infine, il compito di Rama era quello di assicurare al mondo questo ideale dell’essere umano sattwico con la distruzione del regno di Ravana, la minaccia Rakshasica. Tutto ciò lo fece con un tale afflato divino nella sua personalità e nella sua azione che la sua figura si è stampata per più di duemila anni sulla mente della cultura indiana e quello che egli rappresentava ha dominato la ragione e la mente idealista di tutte le nazioni – e, a dispetto della continua rivolta del vitale umano, è verosimile che continuerà a farlo fintantoché non sorgerà un più alto Ideale.
Sri Aurobindo - Lettere